Broccoletti selvatici, ramoracce o ramoracci: proprietà e usi in cucina
Sono conosciuti volgarmente come broccoletti selvatici, ramoracce o ramoracci, ma il termine scientifico per indicarli è raphanus raphanistrum. Si tratta, in realtà, di una tipologia di ravanello spontaneo diffuso su tutto il nostro territorio nazionale, particolarmente utilizzato nella zona dei Castelli Romani in Lazio.
Cresce ovunque, nei prati incolti, a ridosso delle vigne, degli ulivi. È resistente praticamente ad ogni temperatura: non teme le gelate o l’arsura. Ha un sapore delicato che ricorda quello dei broccoli, da qui il nome attribuitogli nei secoli, è economico e molto salutare. È anche associato anche alle cime di rapa e alla cicoria, per aspetto e gusto.
Vediamo insieme ogni dettaglio.
Broccoletti selvatici: proprietà e botanica
Il broccoletto selvatico contiene vitamina A, B, C, E, sali minerali come sodio, ferro, potassio, calcio e fosforo. È un potente depurativo e sostiene il lavoro del fegato, eliminando le tossine e disintossicando il sangue. Stimola la digestione e pulisce i reni, ha un buon contenuto di fibre, utili per l’intestino. Combatte l’insonnia tanto che, se consumato in dosi massicce, causa addirittura sonnolenza. Ha proprietà schiarenti e anticamente le sue radici erano utilizzate per cancellare le efelidi. Una volta tagliate a pezzettini e ricoperte di sale, rilasciano un succo utile per eliminare le macchie della pelle.
È altamente saziante e conserva tutti i suoi benefici anche dopo la cottura.
È una pianta selvatica annuale o biennale, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae. Il fusto può raggiungere un’altezza di 80 centimetri, è ramoso e piegato a nodi. Le foglie sono lunghe dagli 8 ai 15 centimetri, segmentate e verdi brillanti. I fiori sono gialli e sbocciano durante i mesi estivi. È considerata una pianta infestante per le sue radici ramificate. Si raccoglie da dicembre a giugno, quando la buccia e la polpa sono di un bel colore rosso scuro.
Ama i climi freschi e il terreno ben concimato, si può coltivare in vaso o in orto.
Un tempo era considerato un cibo povero, per la facilità di reperimento, oggi è un piatto per buongustai. Si consuma cruda o cotta.
La storia
I broccoli selvatici erano già apprezzati dagli antichi Romani. La radice era considerata un potente afrodisiaco, le foglie, invece, non avevano ancora riscosso il meritato successo: Plinio il Vecchio le definisce cibo ignobile, cibus illiberalis.
Qualche secolo più tardi, compaiono però nell’erbario di Pietro Andrea Mattioli, un medico molto noto nel XVI, che le consiglia per uso alimentare e medicamentoso, sdoganandole.
Da allora, sono apprezzatissimi su tutto il nostro territorio nazionale e non solo, con punte di eccellenza in Lazio dove si sono trasformati in piatti tipici, con alcune differenze da zona a zona.
Gli usi in cucina dei broccoletti selvatici
I broccoli selvatici sono deliziosi crudi o cotti. Nel primo caso, le foglie devono essere giovani e i fiori non ancora sbocciati. Possono essere consumati in insalata, da soli o insieme ad altri ortaggi. Pestate con frutta a guscio (pinoli, nocciole, noci, mandorle) e formaggio (parmigiano o pecorino) si trasformano in un ottimo pesto, ideale per condire bruschette o primi.
Se risultano più legnose sono perfette pastellate o fritte, come fiori di zucca, ripassate in padella o cotte insieme ad altre verdure in zuppe e minestroni. Diventano, inoltre, ingredienti deliziosi per le frittate o per lievitati come focacce.
Si abbinano meravigliosamente a secondi di carne arrosto, ma possono essere consumati anche come antipasto se conservati sott’olio.
Insomma, vale la pena saperli riconoscere, raccoglierli e ritrovare quel legame con la natura e il nostro passato che è il filo conduttore della storia della nostra cucina.
Sono deliziosi e promuovono il nostro benessere!