La portulaca è considerata dai più una pianta infestante, ovunque presente negli orti e nei giardini, ma se solo si sapesse quante virtù dispensa, non si punterebbe più all’estirpazione radicale.
Vero è che con la sua presenta rischia di impoverire il terreno su cui cresce, eppure, chi sa riconoscerla e apprezzarla, la impiega in cucina per succulente ricette.
Non è solo un erba benefica, è commestibile e deliziosa.
Vediamo ogni dettaglio.
Portulaca: proprietà
In questo articolo, tratteremo solo della portulaca edibile, perché esistono varietà ornamentali che regalano fiori magnifici, ma non sono commestibili; queste ultime spesso vengono piantate per la loro grande resa visiva a fronte di pochissima cura, perché resistente ad qualsiasi temperatura.
La portulaca oleracea o selvatica, invece, presenta piccoli fiori gialli ed è ricca di principi nutritivi preziosissimi per il nostro organismo.
È un’ottima fonte di Omega 3 e acido alfa-linolenico, utilissimi a contenere il colesterolo LDL e i trigliceridi. È protettiva del cuore e dell’apparato cardiocircolatorio.
Vitamine A, C, B, ferro, potassio, fosforo, zinco, selenio, calcio e magnesio, la rendono un portentoso ricostituente in caso di affaticamento e astenia.
Dissetante, diuretica, depurativa e antibatterica, interviene a sostegno del fegato e dei reni; contrasta vomito e diarrea in caso di indigestione o virus intestinale e aiuta l’apparato digerente.
Le sue foglie fresche applicate su eczemi, dermatiti e punture di insetti si rivelano calmanti e risolutive dei fastidi epidermici.
La botanica
Riconoscere la portulaca selvatica è tutto sommato semplice anche per occhi inesperti. Le sue foglie sono tondeggianti, di un colore verde chiaro e molto simili a quelle di una pianta grassa. Ha fiorellini gialli e si sviluppa in senso orizzontale, con fusti ramificati e radici ben ancorate al terreno.
Si adatta ai terreni compatti e aridi, cresce in luoghi assolati e non necessita di annaffiature frequenti. È una pianta spontanea, ma può essere coltivata e non è dannosa per cani e gatti.
Invasarla è semplice a partire dai semi o da un rametto per talea: è necessario, però, assicurarle ampi spazi per estendersi in senso orizzontale.
La storia della portulaca
Il nome deriva dal latino, portula, ovvero piccola porta ed è riconducibile al fatto che il frutto secco o pisside si apre per espellere i semi alle prime piogge, favorendo così la sua riproduzione.
Conosciuta fin dai tempi degli Antichi Egizi che la consideravano un’erba curativa, proviene con ogni probabilità dall’Asia. Le prime testimonianze risalgono al greco Dioscoride e al romano Plinio il Vecchio che la consigliano in caso di emicrania, dissenteria e infiammazioni.
Era per lo più offerta agli ospiti che si intrattenevano per qualche giorno a casa dei patrizi perché si credeva che potesse smorzare gli appetiti sessuali e mettesse le matrone e le ancelle al riparo di possibili approcci non graditi.
Nel Medioevo, è presente nei trattati di botanica e medicina, tra le piante coltivate nei monasteri, ma anche tra quelle raccolte lungo la via dai pellegrini o dai viandanti.
I Cinesi le attribuiscono il potere di garantire una “lunga vita” e una “salute ferrea” grazie alla sua capacità di annientare le tossine presenti nel sangue.
Portulaca: usi in cucina
Per approfittare delle virtù della portulaca, non bisogna far altro che raccoglierla. Ma un’accortezza è d’obbligo: giacché è una pianta in grado di assorbire e purificare l’aria, assorbe facilmente i metalli pesanti. È bene quindi evitare quella che cresce lungo le strade più trafficate e sposarsi in luoghi più isolati e non inquinati, per farne un lauto bottino.
È possibile utilizzarla a crudo, per gustose insalate: in questo caso è opportuno scegliere le foglie più giovani. Il loro sapore è asprigno e fresco, mentre quelle più vecchie hanno un retrogusto amaro, dovuto alla presenza di mucillagini (il che le rende forse ancora più benefiche per il nostro intestino).
Queste ultime sono gustose cotte, per preparare ripieni di pasta fresca, frittate, zuppe, minestroni. Da sole o con altri ortaggi.
I germogli freschi si prestano inoltre alla preparazione di un pesto originale, secondo le modalità e le dosi di quello classico, semplicemente sostituendo il basilico.
La portulaca può trasformarsi in una conserva, una volta sbollentata in acqua e aceto, va messa sotto olio e utilizzata per guarnire bruschette.
Anche i semini sono commestibili e ricchi di sostanze nutritive benefiche: assomigliano a cereali e sono perfetti negli impasti di pane e focacce o nello yogurt, a colazione.
Considerata la ricchezza di micronutrienti e la gratuità di questa pianta spontanea, vale davvero la pena di approfittarne e di sperimentarla nella cucina di tutti i giorni.
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