Il Buon Enrico o spinacio selvatico: proprietà e usi in cucina

Il Buon Enrico o spinacio selvatico è una pianta commestibile che cresce su tutto il nostro territorio nazionale tra i 500 e i 2100 metri di altezza. Predilige pascoli montani, terreni incolti ma concimati e fiorisce tra luglio e ottobre con spighe collocate sull’apice di colore verde acceso o rosso.

Si presenta con un fusto alto tra i 20 e i 60 centimetri, striato di rosso. Presenta foglie palmate carnose, triangolari e a margine liscio e ondulato, più larghe e scure verso il basso e più piccole e chiare verso la cima. La sua denominazione scientifica è Chenopodium, o piede di oca, ed è riconducibile proprio alla forma particolare delle sue foglie.

Per il suo aspetto e le sue proprietà è facilmente confondibile con il farinello (cliccate qui per maggiori informazioni), ma è un’erba differente.

Non solo ha un sapore gustoso, ma rilascia anche principi nutrizionali di elevato valore benefico.

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Scopriamo insieme ogni dettaglio.

Il Buon Enrico: proprietà e storia

Il Buon Enrico, così chiamato volgarmente, è stato uno degli alimenti fondamentali dei nostri avi nei periodi di carestia perché ricco di vitamine e sali minerali, facilmente reperibile anche lungo le strade.

Contiene, infatti, acido ossalico, vitamina C e saponina; la scienza lo ha classificato tra le erbe officinali più indicate per combattere l’anemia. Ha un effetto lassativo, emolliente e depurativo, ma non deve essere consumato da chi soffre di disturbi epatici o renali.

Con le foglie fresche le nostre antenate curavano scottature o ferite, perché accelerano la cicatrizzazione. Inoltre, le utilizzavano anche una volta bollite per tingere i capelli o lucidare i paioli in rame.

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Il suo nome è legato a due possibili derivazioni. Una legata al dio pagano Enrico, considerato il custode delle dimore, perché un tempo cresceva nei pressi delle case. L’altra si ricollega a Re Enrico IV di Navarra, insignito del titolo di protettore dei botanici per aver contribuito all’espansione della produzione agricola nel suo regno durante il XVI secolo, in tempi di pesante crisi alimentare. Fu lui a permettere ai suoi sudditi di consumare anche le bacche e le erbe spontanee del suo giardino. Per questo fu soprannominato Buon Enrico.

Il Buon Enrico nelle ricette

Raccogliamo il Buon Enrico lontano dalle strade trafficate per assicurarci un alimento privo di sostanze tossiche. Utilizziamo le foglie alla base, scegliendo quelle più tenere..

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Laviamole con cura, poi cuciniamole come fossero spinaci, saltandoli in padella, lessandoli o cuocendoli al vapore. Possiamo preparare frittate, zuppe, minestroni, ma anche ripieni per torte salate e frittatine.

Sono ottime anche crude, in insalata, con un filo d’olio e succo di limone.

Di seguito, trovate due ricette molto sfiziose.

Frittate con spinaci selvatici

Zuppa di primavera

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