Spaghetti del saponaro: la ricetta originale, amatissima da Eduardo de Filippo

Gli spaghetti del saponaro rientrano tra i grandi, anzi i grandissimi classici della cucina napoletana.

Saponaro, oggi, in Campania è un termine utilizzato familiarmente per indicare qualcuno dotato dell’arte di arrangiarsi. Ma perché?

Il saponaro a Napoli

Il saponaro è un antico mestiere ormai perduto, ma molto apprezzato nella prima metà del secolo scorso, quando per le vie di Napoli si sentivano riecheggiare presso a poco queste parole:

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Bona gente arapite ‘e recchie: sapunare, sapunà!.

La massaie si affacciavano alla finestra per non perdere una buona occasione di scambio, infatti barattavano oggetti inusati in cambio del prezioso sapone.

Dobbiamo considerare che qui, ai piedi del Vesuvio, era già operativo un acquedotto in grado di portare l’acqua corrente nelle case. Infatti, i napoletani sono stati tra i primi in Europa ad usufruirne, quando gli altri ancora si tuffavano nei fiumi o nei canali per lavarsi.

Il sapone, quindi, aveva un ruolo centrale nell’igiene della persona e della dimora.

Il saponaro bussava ad ogni uscio, raccoglieva oggetti usati, ormai inutili, in cambio di un detergente prodotto dai monaci del Monastero di Santa Maria di Oliveto (Sant’Anna dei Lombardi oggi), del tutto equiparabile a quello proveniente da Marsiglia.

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Era la professione prediletta da chi non aveva né arte né parte, di chi se la arrangiava.

Oggi per traslato, ci si riferisce anche a chi ha un aspetto trasandato, giacché i saponari erano vestiti di stracci, nascosti sotto ad un grembiulaccio di iuta.

Perché questi spaghetti si chiamano del saponaro

Cosa centra tutto questo con gli spaghetti? È stato l’immenso Eduardo De Filippo a battezzarli così.

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Se siete tanto giovani da non averlo mai sentito nominare, ebbene, è giunto il momento di colmare questa lacuna.

Eduardo de Filippo è uno tra i principali protagonisti della cultura italiana del secolo scorso: attore, regista, poeta, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore, un personaggio completo e a tutto tondo che ha segnato un’epoca.

Nasce a Napoli il 24 maggio del 1900, muore nella Capitale, il 31 ottobre del 1984. Qualche mese prima del suo commiato al mondo, il 15 settembre a Taormina, confessa al suo pubblico presente a Teatro:

… è stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato.

Figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, la nipote della moglie ufficiale di Scarpetta, vive un’infanzia incentrata sull’arte. Il padre era a sua volta regista e attore e lo introduce sulle scene all’età di 4 anni, a Roma, come comparsa in una sua commedia.

Da quel momento sarà tutto un fiorire di esperienze per lui che nel 1931 forma la sua compagnia con il fratello Peppino e la sorella Titina: “I De Filippo”. Il 25 dicembre mettono in scena la loro opera più amata: “Natale in casa Cupiello”. Con loro restò per i successivi 13 anni, diventando l’icona di Napoli. Nel 48, grazie alle sue entrate, acquista e restaura il teatro di San Ferdinando. Nel 1980 è stato donato al comune di Napoli dal figlio Luca perché venisse restaurato e riconsegnato al pubblico napoletano.

Il grande Eduardo

La sua creatività è in fase di piena espansione, scrive commedie che entrano nella storia della cultura italiana, tra cui, “Filumena Marturano”, “Non ti pago”, “Napoli milionaria”, “Matrimonio all’italiana”, portate poi anche sul grande schermo.

Oltre che regista e attore (il suo ultimo ruolo sarà poi quello del vecchio maestro nello sceneggiato “Cuore”), la sua arte si estende alla poesia, alla scrittura. Nel 1963 il suo libro “Il Sindaco del Rione Sanità” riceve il Premio Feltrinelli.

Eduardo e il saponaro Navarra

La fervida immaginazione e la trascinante simpatia di Eduardo si manifestavano anche fuori dalle scene, soprattutto con gli amici. Uno di loro, Don Salvatore Navarra, divenuto poi antiquario di successo in centro Napoli, gli era particolarmente simpatico.

Disponibile e accogliente, come nella migliore tradizione partenopea, era solito ospitarlo nella sua bottega; qui il Navarra, un uomo talentuoso che sapeva fare molto con poco, cucinava per lui un piatto davvero sfizioso, con quel che aveva.

Fu così che Eduardo battezzò questo primo pronto in un baleno, arrangiato con ingredienti comuni: gli spaghetti del saponaro ed erano i suoi preferiti.

Tempi

Preparazione: 3 minuti (esclusa la dissalatura dei capperi)

Cottura: 12 minuti

Totale: 20 minuti

Gli ingredienti degli spaghetti del saponaro

Per 4 persone procuriamoci:

  • 360 grammi di spaghetti;
  • 1 spicchio d’aglio;
  • 180 grammi di olive di Gaeta;
  • 60 grammi di capperi di Salina sotto sale;
  • 3 o 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva;
  • pangrattato, q.b.

La preparazione degli spaghetti del saponaro

Se è vero che per preparare questo piatto serve pochissimo tempo, lo è anche il fatto che dobbiamo forzatamente avere gli ingredienti subito a disposizione. E qui, la situazione si complica perché nell’elenco compaiono i capperi di Salina e vanno dissalati. Non possiamo assolutamente sottovalutare questo procedimento. Due ore prima di iniziare a cucinare i nostri spaghetti, sistemiamoli in un colino e sciacquiamoli sotto al getto del rubinetto, poi lasciamoli a bagno in una ciotola di acqua fredda fino al momento dell’utilizzo.

Fatto questo, possiamo procedere a realizzare questo primo davvero in pochi minuti, quasi fosse un rito tratto da uno spezzone delle commedie di Eduardo.

Mettiamo a bollire un tegame colmo di acqua leggermente salata.

Nell’attesa di tuffarvi la pasta, soffriggiamo l’aglio schiacciato col palmo della mano in una padella antiaderente, non senza aver prima fatto un generoso giro di olio. Attenzione, la casseruola in cui cuociamo il condimento deve essere poi infornata per 5 minuti a 200°, scegliamone una idonea alle alte temperature.

Aggiungiamo i capperi dissalati e le olive di Gaeta. Lasciamo andare tutto per pochi minuti, giusto il tempo di tostare gli ingredienti, poi eliminiamo l’aglio.

Cuociamo gli spaghetti e preleviamoli 3 minuti prima della cottura indicata sulla confezione con il forchettone apposito. Conserviamo l’acqua di cottura e proseguiamo a cucinarli nella pentola con il condimento. Risottiamoli aggiungendo l’acqua conservata al bisogno, noteremo che sul fondo si formerà una cremina densa e corposa. Non aggiungiamo sale, i capperi e le olive sono già sufficientemente sapidi.

Spolveriamo ora abbondante pangrattato e inforniamo a 200°, quando si forma una leggera crosticina croccante, sforniamo e serviamo!

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Eduardo de Filippoil piatto preferito da Eduardospaghetti alla sapoanraspaghetti del saponarospaghetti di Eduardo de Filippo