Rosolaccio (papavero selvatico): proprietà, benefici, infusi e ricette

Il papavero selvatico è in fiore nei nostri prati. È un chiaro segnale che la primavera sia ormai iniziata. Colora a macchia colline, pianure, giardini ed è un piacere per la vista… ma sarebbe riduttivo considerarlo semplicemente ornamentale. È ricchissimo di proprietà e benefici che possiamo sfruttare per infusi o per le nostre ricette in cucina.

Scopriamo insieme ogni dettaglio.

Le proprietà del papavero

Il papavero cresce spontaneamente e viene da sempre sfruttato per preparazioni erboristiche o gastronomiche.

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È composto da alcaloidi, tannini, mucillagini, antociani, mecocianina; ma questi termini così complessi cosa significano? In breve, a cosa serve? È un sedativo, un calmante, un antispasmodico, un antidolorifico, un sudorifero e un emolliente.

Da qui si evince che può essere sfruttato in caso di insonnia, per favorire il rilassamento, per calmare la tosse e la bronchite leggera, per abbassare la febbre quando non eccessivamente elevata.

Nelle preparazioni fitoterapiche, vengono utilizzati soprattutto i petali dei fiori e i frutti.

In cucina, le foglie, soprattutto la rosetta basale, che vanno raccolte prima della fioritura.

I petali devono essiccare in un luogo asciutto e all’ombra, per poi essere riposti in vasetti sterili; per quanto riguarda le capsule, una volta secche, vanno scosse per ricavare i semi, preziosi anche in cucina.

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La botanica

Il papavero selvatico o rosolaccio, in gergo tecnico papaver Rhoeas L., è comunemente noto come papavero dei campi. Appartiene alla famiglia delle Papaveraceae ed è una pianta erbacea annuale.

La sua radice è bianca e a fittone. La rosetta basale presenta una serie di foglie lanceolate e picciolate, con margine dentato e terminazione appuntita. Da qui partono fusti alti fino a 80 centimetri, ricoperti di peluria. Se recisi, rilasciano un lattice biancastro malodorante. Le foglioline del fusto sono morbide e setose.

Sull’apice i fiori sono penduli prima di sbocciare, poi sfoggiano quattro petali rosso vivo con macchioline nere. I frutti sono capsuline protettive di minuscoli semi.

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Le preparazione erboristiche

Il papavero è sfruttato in erboristeria per la realizzazione di diversi preparati.

È possibile preparare un infuso di petali secchi (1 grammo ogni 100 millilitri di liquido) o di foglie essiccate (10 grammi per ogni litro di liquido) in acqua bollente. Lasciamolo decantare per una decina di minuti fuori dal fuoco, filtriamo e assumiamolo in caso di insonnia o spasmi di tosse.

Prima di immergere petali o foglie nell’acqua, sminuzziamoli in un mortaio per favorire il rilascio delle sostanze benefiche.

L’infuso può essere assunto per via orale o impiegato per impacchi sugli occhi arrossati o sulle gengive per attenuare il dolore da ascesso. Se picchiettato sulla pelle pulita, tonifica e previene la formazione di rughe.

Possiamo, inoltre, ottenere anche uno sciroppo casalingo, lasciando macerare in 500 ml di acqua calda 5 cucchiai di petali di papavero secchi. Dopo dieci minuti, filtriamo il liquido in un tegamino. Mettiamolo sul fuoco a fiamma dolcissima e aggiungiamo 800 grammi di zucchero a poco a poco. Sciogliamolo e trasferiamo il risultato nelle bottigliette scure.

Il papavero in cucina

Ovviamente, le parti del papavero più note in cucina sono i semini, speziati, profumati. Sono minuscoli pallini nerissimi che aromatizzano divinamente biscotti, torte e pani. Vengono anche sfruttati per addensare il curry. Dalla loro spremitura a freddo si ricava inoltre un olio particolarissimo ed edibile.

Ma il suo utilizzo non si riduce a questo. Le foglie della base sono deliziose crude nelle misticanze o cotte nelle minestre, oppure ancora saltate in padella.

Sono apprezzate come ripieno di cascioni romagnoli o pizze molisane e solitamente vengono utilizzate insieme alle bietole o agli spinaci.

Curiosità

Il papavero selvatico è innocuo, diversamente dal papavero da oppio o Papaver somniferum, che contiene morfina.

I suoi petali vermigli erano apprezzatissimi già ai tempi dei Sumeri, nel 1.300 a.C. ed erano sfruttati come coloranti o medicinali.

Può essere coltivato nei nostri giardini, ma lo troviamo per lo più allo stato naturale come erba infestante nei campi coltivati, lungo i sentieri o tra i ruderi di campagna.

Raccogliamo sempre con attenzione i doni della natura e facciamone buon uso!

Per tutte le informazioni su come essiccare le erbe basterà cliccare QUI

N.B: Prima di assumere qualsiasi rimedio naturale è sempre bene rivolgersi al proprio medico di fiducia.

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