Oleolito di iperico, o erba di San Giovanni: la ricetta della mia nonna

Oleolito di iperico

La notte di San Giovanni è la più magica dell’anno, non lo dice solo la tradizione, ve lo assicuro io.

Da bambina, poco prima del tramonto, uscivo con mia nonna a raccogliere l’iperico.

Sono sicura che la conosciate bene anche voi: è una pianta erbacea alta circa 70 centimetri, facilmente individuabile per i suoi bei fiori color giallo acceso che si schiudono proprio in questo periodo.

Lungo le foglioline, ci sono piccoli sacchettini che contengono un olio essenziale, anche sui petali troviamo puntini scuri ricchi dello stesso olio essenziale: l’ipericina. Mia nonna mi spiegava che quella era l’erba di San Giovanni, così chiamata per via del colore rosso che disperdeva e che ricordava il sangue sparso dal Santo, fatto giustiziare da Salomè.

E mi diceva che era preziosa, perché poteva curare moltissime problematiche della pelle.

Staccava delicatamente alcuni rametti e li sistemava in un cestino; è un’erba spontanea che cresce nei prati e lungo i sentieri, appartiene a tutti, ma lei voleva rendere onore a Madre Natura e compiva ogni gesto con rispetto e attenzione. Quando ne aveva raccolto una quantità sufficiente, tornavamo a casa e preparavamo un oleolito specialissimo. Non tanto per l’odore, che non è certo invitante, ma per i suoi preziosi benefici.

Lo usava per medicare le scottature o le ustioni, perché facilita la cicatrizzazione, è calmante delle irritazioni e stimola la produzione di collagene. Lo applicava sopra alle punture degli insetti, sulla psoriasi o sugli eczemi. E pian piano il prurito, la secchezza, il fastidio si attenuavano fino a scomparire. Molto spesso lo usava per il mal di schiena, era bravissima anche nel fare massaggi.

Ora vi spiego come preparava questo elisir portentoso. Oggi è il giorno giusto, mettiamoci al lavoro!

Voglio ricordare a tutti che la sua raccolta si protrae anche per tutto il mese di luglio.

Oleolito di iperico, o erba di San Giovanni: la ricetta della mia nonna

Dopo aver raccolto la quantità necessaria di fiori, mi raccomando non facciamo razzie, dobbiamo usarne una piccola quantità, quella che ci serve per realizzare oleolito sufficiente per un anno (di solito io ne raccolgo circa 30 gr), infatti trascorso questo tempo, l’olio vettore tende ad irrancidirsi.

Sterilizziamo il barattolo in cui lo conserveremo. Per farlo abbiamo più di una possibilità e qui troverete ogni dettaglio.

Non posso riportarvi le dosi esatte degli ingredienti, ma diciamo 30 gr di fiori sono più che sufficienti, poi dipende anche dalla quantità che ve ne occorre o se avete intenzione di farne un pochino in più per qualche vostro familiare. Mentre la quantità di olio è molto semplice da valutare, deve essere pari a quella dei fiori messi nel vasetto e non deve ricoprirli.

Preleviamo i fiori e le ultime foglioline, sfilandoli dallo stelo con l’indice ed il pollice. Facciamolo su un foglio di carta pulito in modo da poter recuperare quella polverina che rimane sul foglio, è importantissima. Mettiamo i fiori nel barattolo, quando è colmo, premiamo delicatamente per diminuirne il volume e aggiungiamone ancora un po’. A questo punto, versiamo olio extravergine d’oliva di qualità o olio di riso, quel tanto che basta, ricordate con non deve superare il livello dei fiori. Con un utensile pulito premiamo delicatamente i fiori tanto da ungerli tutti.

Avvitiamo il coperchio e poi sistemiamolo in un luogo all’aperto, ben esposto ai raggi del sole per circa 30 giorni di sole per attivare al massimo le sue proprietà. Quindi se capita qualche giorno di pioggia aumenteremo la durata.

Trascorso questo tempo, foderiamo un colino a maglie strette con una garza (lei usava un pezzo di tessuto in lino) e filtriamo il liquido che a questo punto avrà assunto un bel colore vermiglio.

Spremiamo bene i fiori e le foglie (aiutandoci con la garza) in modo da far colare tutto l’oleolito ancora intriso.

Poi procuriamoci delle boccette o dei barattoli e trasferiamo il nostro elisir al loro interno, servendoci di un imbuto. È importante che siano di vetro scuro.

Ora è pronto e possiamo utilizzarlo al bisogno per curare i problemi della pelle, anche quella più sensibile! È un portento!

Nel prossimo articolo parleremo di come fare l‘unguento di iperico.

Vi aspetto sulla mia pagina Facebook – Pane e Mortadella!

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