Il tagete: proprietà, usi e coltivazione

Dott. Maria Di Bianco Di Dott. Maria Di Bianco
6 Min
Mortadella sandwich

Il tagete, anche noto come garofano indiano, è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae. Pur essendo molto diffusa nel nostro paese e nel nostro continente, è originaria delle regioni tropicali dell’America centrale e meridionale, in particolare del Messico.

Ne esistono moltissime varietà che regalano fiori gialli, arancio o rossicci, semplici o doppi, con petali lucidi e lisci che sbocciano copiosi da luglio a ottobre, con tardive fioriture autunnali.

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Hanno foglie sottili, e il fusto può essere alto, basso o cespuglioso a seconda della specie. Non emana un odore gradevole, in genere, tanto che viene spesso chiamato “erba puzzola” o carognetta, che infastidisce noi, ma anche gli insetti e funge da repellente negli orti e nelle colture in genere.

È considerato ornamentale dai più, tanto che è spesso presente nei giardini e in vaso, ma non tutti sanno che ha numerose proprietà interessanti.

Scopriamole insieme.

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Tagete: proprietà, usi e coltivazione Il tagete, anche noto come garofano indiano, è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae. Pur essendo molto diffusa nel nostro paese e nel nostro continente, è originaria delle regioni tropicali dell’America centrale e meridionale, in particolare del Messico. Ne esistono moltissime varietà che regalano fiori gialli, arancio o rossicci, semplici o doppi, con petali lucidi e lisci che sbocciano copiosi da luglio a ottobre, con tardive fioriture autunnali. Hanno foglie sottili, e il fusto può essere alto, basso o cespuglioso a seconda della specie. Non emana un odore gradevole, in genere, tanto che viene spesso chiamato “erba puzzola” o carognetta, che infastidisce noi, ma anche gli insetti e funge da repellente. È considerato ornamentale dai più, tanto che è spesso presente nei giardini e in vaso, ma non tutti sanno che ha numerose proprietà interessanti. Scopriamole insieme. Tagete: proprietà benefiche Completamente privo di tossicità, il tagete soprattutto nella sua varietà cosiddetta minuta è ricco di vitamine, antiossidanti e sali minerali. Le fibre contenute aiutano l’intestino a lavorare correttamente, ha virtù eupeptiche, digestive e depurative. Inoltre è diuretico e drenante, combatte quindi la ritenzione idrica. Ma non solo, è in grado di innalzare le difese immunitarie e prevenire problemi cardiovascolari. È un sedativo naturale per la tosse, ma è anche in grado di rilassare il sistema nervoso. L’olio essenziale che si ottiene dai suoi petali è un potente antimicotico e fungicida. Se applicato sulle ferite, accelera la cicatrizzazione, inoltre è un antibiotico naturale che previene lo sviluppo di colonie batteriche. In cucina, è un ottimo condimento per realizzare salse, stufati, minestre e insalate, dal sapore speziate e leggermente agrumato, che ricorda il dragoncello. Si può utilizzare anche sotto forma di infuso o tisana per alleviare il mal di testa e la cattiva digestione. La coltivazione Prima di specificare come e dove piantare il tagete è bene precisare un’altra virtù di questa pianta erbacea. Le sue radici sono in grado di creare nel terreno una sorta di barriera contro l’attacco dei nematodi, un parassita che si nutre della linfa grezza e di quella elaborata della vegetazione in generale. Inoltre, ostacoli il proliferare delle erbacce. Per renderlo rigoglioso e godere della sua fioritura, è necessario sistemarlo in luoghi soleggiati. Non temono la pioggia, quindi, possono essere piantati in aree ben esposte. Il terriccio deve essere ben drenato e leggero; un’irrigazione costante, ma non eccessiva, garantisce il giusto grado di umidità, con innaffiature quotidiane dopo il tramonto. Per mantenerlo in salute è necessario pulire i fiori secchi, staccandoli dalla loro sede, delicatamente. Temono il freddo, vanno quindi protetti in inverno con il tessuto non tessuto. Ma sono semplici da curare e regalano un colpo d’occhio spettacolare, oltre che preziosi micronutrienti per la nostra salute. Un uso alternativo del tagete Questo metodo può aiutarci a camuffare le macchie più chiare che si formano sugli strofinacci o su qualche maglietta in cotone a te particolarmente cara. Come prima sciacquiamo delicatamente i fiori, poi preleviamo solo i petali ed eliminiamo il calice. Per ogni litro di acqua aggiungiamo 25 gr di sale grosso, portiamo a bollore e immergiamo i fiori, che devono essere il triplo del peso rispetto al tessuto da colorare. Ad esempio, se il panno da tingere pesa 100 gr. dovremo usare 300 gr. di petali freschi. Poi tutto dipende anche da quanto forte vogliamo la tinta. I colori che andremo ad ottenere sono tonalità pastello, con la colorazione naturale è molto difficile ottenere tinte brillanti. Ma torniamo al procedimento: dovremo bollire i petali per un'ora dopodiché dovremo filtrare e rimettere la pentola sul fornello e riportare a bollore, immergiamo il tessuto (che avremo bagnato e strizzato precedentemente) e lasciamo andare per un'altra ora. Trascorso il tempo necessario, spegnere il fornello e lasciare in ammollo per 12 ore, dopodiché sciacquiamo il panno in 1 parte di aceto e 4 di acqua. Per questo e per i tanti motivi precedentemente elencati, vale davvero la pena coltivarlo in giardino o in vaso! Vi aspetto sulla mia pagina Facebook - Pane e Mortadella N.B.: Non laviamo mai erbe, fiori, semi o foglie prima di procedere all’essiccazione. Possiamo scuoterle delicatamente per eliminare polvere e insetti eventualmente presenti sulle superfici, poi le sminuzziamo finemente e le sistemiamo su un canovaccio o sulla carta non stampata, come i sacchetti per il pane, ben distanziate tra loro. In questo modo, l’umidità residua evaporerà velocemente. Posizioniamo il tutto in una zona ben areata, ma sufficientemente calda (può andare bene anche una soffitta o una mansarda). Le parti più ricche di linfa, come le radici e la corteccia sono più difficili da trattare e necessiterebbero di un essiccamento artificiale. Possiamo servirci del forno, se non disponiamo di un essiccatore. La temperatura da impostare non deve superare i 35°. Per quanto riguarda le radici, il vischio e l’epilobio, vanno ripuliti scrupolosamente della terra e sciacquati con cura sotto al getto del rubinetto, solo successivamente possiamo tagliuzzarli. Una volta seccate completamente erbe, radici, e quant’altro, possiamo allora conservarle a lungo in contenitori di vetro ermetici o in buste di carta autosigillanti, possibilmente di colore scuro e vanno riposti al buio. Banditi, invece, sono i recipienti di metallo o plastica perché creano un ambiente idoneo alla proliferazione di muffe e batteri. Facciamo scorta solo per l’inverno! Sul lungo periodo, le piante officinali disperdono i loro benefici e i loro principi medicamentosi, ma ogni anno Madre Natura ci offre sempre la possibilità di nuovi raccolti, inserendoci nel suo circolo virtuoso perfetto.

Tagete: proprietà benefiche

Completamente privo di tossicità, il tagete soprattutto nella sua varietà cosiddetta minuta è ricco di vitamine, antiossidanti e sali minerali.

Le fibre contenute aiutano l’intestino a lavorare correttamente, ha virtù eupeptiche, digestive e depurative. Inoltre è diuretico e drenante, combatte quindi la ritenzione idrica.

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Ma non solo, è in grado di innalzare le difese immunitarie e prevenire problemi cardiovascolari.

È un sedativo naturale per la tosse e può anche rilassare il sistema nervoso.

Sotto forma di infuso o tisana è ottimo per alleviare il mal di testa e la cattiva digestione.

Infuso ai fiori di tagete:

Usiamo 1 cucchiaio di petali secchi in 500 ml di acqua. Portiamo quest’ultima a bollore, spegniamo il fornello e uniamo i petali. Lasciamo in infusione per 10 minuti, filtriamo e dolcifichiamo con un cucchiaino di zucchero.

Le sue proprietà sedative e calmanti è possibile  esplicarle soprattutto usandolo nel diffusore per aromi. 

L’olio essenziale che si ottiene dai suoi petali è un potente antimicotico e fungicida. Se applicato sulle ferite, accelera la cicatrizzazione, inoltre è un antibiotico naturale che previene lo sviluppo di colonie batteriche.

In cucina, è un ottimo condimento per realizzare salse, stufati, minestre e insalate, dal sapore speziate e leggermente agrumato, che ricorda il dragoncello.

La coltivazione

Prima di specificare come e dove piantare il tagete è bene precisare un’altra virtù di questa pianta erbacea. Le sue radici sono in grado di creare nel terreno una sorta di barriera contro l’attacco dei nematodi, un parassita che si nutre della linfa grezza e di quella elaborata della vegetazione in generale. Inoltre, ostacoli il proliferare delle erbacce.

Per renderlo rigoglioso e godere della sua fioritura, è necessario sistemarlo in luoghi soleggiati. Non temono la pioggia, quindi, possono essere piantati in aree ben esposte. Il terriccio deve essere ben drenato e leggero; un’irrigazione costante, ma non eccessiva, garantisce il giusto grado di umidità, con innaffiature quotidiane dopo il tramonto. Per mantenerlo in salute è necessario pulire i fiori secchi, staccandoli dalla loro sede, delicatamente.

Temono il freddo, vanno quindi protetti in inverno con il tessuto non tessuto.

Ma sono semplici da curare e regalano un colpo d’occhio spettacolare, oltre che preziosi micronutrienti per la nostra salute.

Un uso del tagete come fiore tintore

Questo metodo può aiutarci a camuffare le macchie più chiare che si formano sugli strofinacci o su qualche maglietta in cotone a te particolarmente cara.

Come prima sciacquiamo delicatamente i fiori, poi preleviamo solo i petali ed eliminiamo il calice.

Per ogni litro di acqua aggiungiamo 25 gr di sale grosso, portiamo a bollore e immergiamo i fiori, che devono essere il triplo del peso rispetto al tessuto da colorare. Ad esempio, se il panno da tingere pesa 100 gr. dovremo usare 300 gr. di petali freschi. Poi tutto dipende anche da quanto forte vogliamo la tinta. I colori che andremo ad ottenere sono tonalità pastello, con la colorazione naturale è molto difficile ottenere tinte brillanti.

Ma torniamo al procedimento: dovremo bollire i petali per un’ora, dopodiché dovremo filtrare e rimettere la pentola sul fornello e riportare a bollore, immergiamo il tessuto (che avremo bagnato e strizzato precedentemente) e lasciamo andare per un’altra ora.

Trascorso il tempo necessario, spegnere il fornello e lasciare in ammollo per 12 ore, dopodiché sciacquiamo il panno in 1 parte di aceto e 4 di acqua.

Per questo e per i tanti motivi precedentemente elencati, vale davvero la pena coltivarlo in giardino o in vaso!

Per tutte le informazioni su come essiccare i fiori e le piante vi basterà cliccare QUI

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Classe '91. Laureata con lode in Tecniche Erboristiche presso L'Università degli Studi di Salerno e specializzata in Scienze dell'Alimenti e della nutrizione Umana presso la Seconda Università di Napoli.